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Calcolare l’impatto ambientale per promuovere le attività turistiche

Rimbomba, rimbalza ovunque, in questi ultimi anni …è la parola sostenibilità. Ma in quale contesto inserirla nel turismo e nelle sue attività di promozione? Facciamo finta di dover lanciare una nuova destinazione turistica, prima di farlo bisognerà calcolare la sua capacità di carico. In numeri significa se vi sia o meno la fattibilità di portate in un’isola seimila persone ogni settimana, e se sulla stessa ci siano un adeguato numero di posti letto, servizi e, ancora più importante, la possibilità di smaltire l’inquinamento generato dalla presenza umana.

Ogni tipo di attività che vive in simbiosi con l’ambiente deve tenere conto delle influenze che ha su di esso. La capacità di mantenimento, nel tempo, della bellezza di un luogo è ciò che lo rende attrattivo. Ciò che si promuove, che si vende, principalmente con storytelling e immagini, deve rispecchiare la realtà. Essendo la vendita dell’esperienza turistica immateriale, il “valore turistico” si calcola partendo dalla redditività delle caratteristiche ambientali. Che - non risulterà difficile da capire - devono essere tutelate. Preservate. La redditivita? di una destinazione turistica dipende dalla sua pianificazione di crescita e sviluppo che dovrà sempre tenere conto degli effetti sull’ambiente come inquinamento di acqua e aria, i rifiuti, la pulizia dei fiumi, degrado paesaggistico (strutture non in armonia, strade), eccessivo sfruttamento delle risorse naturali e, non ultimo, l’impatto sull’acustica causata da eventi organizzati in luoghi non adatti a sopportare il numero di pubblico o dal traffico pedonale concentrato nei centri storici. Concetti che valgono sia per le mete prese d’assalto in pochi mesi all’anno sia per quelle destinazioni che vivono oramai di una destagionalizzazione turistica proprio perché l’offerta non riesce a rispondere alla domanda. Gli spazi devono essere congrui al numero di persone che li fruiscono. In qualche destinazione il turista nel tempo ha accettato la dilazione, l’attesa della cessazione dell’”overbooking” e vivere il luogo in un’altra stagione, così facendo ha involontariamente attivato una reazione a catena encomiabile: la nascita di nuovi servizi e nuove attrazioni che hanno incentivato il turismo escursionistico e consolidato questo destagionalizzato. Secondo dati pre pandemia, il settore del turismo sarebbe il responsabile dell’8% delle emissioni di anidride carbonica dell’economia globale; si parla di uno dei più grandi business del pianeta, idealmente rappresenta il 10,1% del PIL mondiale. Certamente inquinante ma che necessita di essere ripensato per continuare ad offrire costanti stimoli al viaggio, attività che ha sempre portato all’evoluzione dell’uomo e ne ha definito i suoi confini.