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Antonio Mazzella: l’anima eroica del vino ischitano
C’è un angolo del Mediterraneo in cui la viticoltura non è solo lavoro, ma un vero atto di resistenza. Non è un modo di dire, è la realtà quotidiana di chi coltiva vigne a Ischia, l’isola verde del Golfo di Napoli. Qui i filari si arrampicano su terrazzamenti scavati nella pietra lavica, con pendenze che sfiorano il cinquanta per cento, a picco sul mare. È uno scenario che toglie il fiato, ma che rende il mestiere del vignaiolo una sfida quotidiana.
In questo paesaggio estremo, da oltre settant’anni, la cantina Antonio Mazzella custodisce e rinnova una delle storie più affascinanti dell’enologia campana. Fondata nel 1940 da Nicola Mazzella e oggi guidata dai figli Antonio e Giuseppe insieme alle nuove generazioni, l’azienda è molto più di una cantina: è un presidio di identità, di cultura e di memoria.
Il cuore della produzione si trova a Campagnano, sul versante sud orientale dell’isola. Qui i vigneti si affacciano sul mare, fino a duecento metri di altitudine, accarezzati dalle brezze e nutriti da un suolo vulcanico ricco di minerali. Il clima è unico: estati calde ma mai soffocanti, inverni miti, escursioni termiche moderate. Tutto questo si traduce in vini freschi, sapidi, con una spina acida ben definita. Sono vini che parlano di sole, di vento e di roccia.
Ma la particolarità non sta solo nei luoghi, sta anche nella scelta dei vitigni. Mazzella ha sempre creduto negli autoctoni campani, quando il mercato spingeva altrove. Nei bianchi spiccano Biancolella e Forastera, che sanno di macchia mediterranea e di fiori bianchi, con richiami agli agrumi dell’isola. Nei rossi invece Piedirosso e Guarnaccia raccontano la tradizione contadina, con note fruttate e speziate. E poi c’è il Vigna del Lume, un Biancolella in purezza che è diventato il manifesto stilistico della casa: elegante, minerale, persistente, un vino che porta Ischia nel bicchiere in maniera diretta e cristallina.
Anche la cantina è il riflesso di questa filosofia. Da una parte acciaio e controllo delle temperature, dall’altra il rispetto di una manualità che resiste: la raccolta a mano, la vinificazione in grotte di tufo, l’attenzione a ogni dettaglio. Per i Mazzella il vino non è solo prodotto, è soprattutto la custodia di un paesaggio e di una comunità. Senza la vite, questi terrazzamenti sarebbero abbandonati. Senza il vino, l’isola perderebbe un pezzo della sua anima.
E c’è un dettaglio che rende questa storia ancora più affascinante. Fino a qualche decennio fa, le uve raccolte venivano trasportate via mare, a bordo di barchette di legno, dalla baia di San Pancrazio fino a Ischia Ponte, per poi raggiungere Campagnano. Un rito faticoso e ingegnoso, che ha contribuito a costruire il mito della cosiddetta vendemmia eroica.
Oggi la cantina non è solo produzione, ma anche accoglienza. I vigneti panoramici e le antiche cantine tufacee si aprono a chi vuole vivere un’esperienza che va oltre la degustazione. Visitare Mazzella significa immergersi in una cultura del vino che racconta secoli di storia mediterranea. Per chi lavora nel turismo e nell’hospitality, questa realtà è un modello: dimostra che un territorio si valorizza davvero solo se lo si racconta, se lo si fa vivere in prima persona.
Il futuro non è privo di sfide. I cambiamenti climatici, la concorrenza internazionale, le nuove abitudini di consumo. Ma la risposta della famiglia è chiara: rafforzare il legame con la terra, investire sulla sostenibilità e continuare a puntare sull’unicità. Perché in un mondo dove tanti vini finiscono per assomigliarsi, quelli di Ischia restano irripetibili.
Parlare di Antonio Mazzella significa parlare di radici, di resilienza e di coraggio. È la storia di una famiglia che ha scelto la strada più difficile, coltivare vigne impervie e scomode, per regalare al mondo vini che hanno dentro la forza del mare e del vulcano.
Per gli addetti ai lavori, la lezione è evidente: il futuro del vino italiano passa anche da queste piccole grandi storie. Realtà che, pur nelle difficoltà, hanno la forza di trasmettere emozioni autentiche e di legare indissolubilmente un calice al suo territorio.
Ischia non sarebbe la stessa senza i suoi vigneti sospesi tra cielo e mare. E l’enologia campana non sarebbe così ricca senza l’anima eroica della cantina Antonio Mazzella.