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Green is Gold: quando la sostenibilità diventa il futuro del vino
Negli ultimi anni, nel mondo del vino è accaduto qualcosa di straordinario, quasi silenzioso ma inarrestabile. Una trasformazione che non riguarda solo la qualità del prodotto, il bouquet o la finezza dei tannini, ma l’intero modo di concepire il vigneto, la cantina e persino la bottiglia che arriva sulle nostre tavole.
Oggi la parola d’ordine è una: sostenibilità. Non più vista come un obbligo imposto dalle norme o una moda passeggera, ma come un vero e proprio motore di competitività. In altre parole, “green is gold”: essere sostenibili significa anche essere più forti sul mercato.
Un settore sotto pressione, ma ricco di opportunità
Il contesto è chiaro: il clima cambia, le stagioni sono meno prevedibili, gli eventi estremi più frequenti. Parallelamente, cresce la pressione normativa e le preferenze dei consumatori si spostano verso prodotti che non solo siano buoni, ma anche rispettosi dell’ambiente.
Il settore vitivinicolo, che secondo l’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (OIV) copre oltre 7,3 milioni di ettari nel mondo, ha un impatto ambientale rilevante: consumo di suolo, risorse idriche, emissioni climalteranti. L’agricoltura intensiva legata alla viticoltura può rappresentare fino al 25% delle emissioni dirette nella produzione di vino.
Per questo, sempre più cantine stanno ripensando il loro approccio, abbandonando pratiche ad alto impatto e abbracciando un modello di viticoltura che sia più rispettosa, più innovativa e più lungimirante.
In vigna: la rivoluzione verde
Il primo fronte del cambiamento è la vigna. Qui la sostenibilità si traduce in azioni concrete:
- Gestione integrata dei parassiti, riducendo drasticamente l’uso di fitofarmaci;
- Taglio degli input chimici e preferenza per concimi organici;
- Valorizzazione della biodiversità: siepi, filari intercalati con fiori, spazi per gli insetti utili;
- Coperture vegetali per trattenere carbonio nel terreno e migliorare la fertilità naturale.
Queste pratiche non solo riducono l’impatto ambientale, ma rendono il vigneto più resiliente ai cambiamenti climatici. Una scelta che paga, soprattutto quando il clima mette alla prova le colture.
In cantina: efficienza e innovazione
Il passo successivo si compie in cantina, dove la tecnologia e l’efficienza diventano alleati della sostenibilità. L’obiettivo è chiaro: produrre vino riducendo al minimo l’impronta ecologica.
Le soluzioni sono tante: impianti ad alta efficienza energetica, sistemi di recupero dell’acqua, fonti rinnovabili integrate nel ciclo produttivo. E poi c’è il packaging, un capitolo spesso sottovalutato ma cruciale: secondo studi di Life Cycle Assessment (LCA), oltre il 30% della carbon footprint di una bottiglia di vino è legata proprio all’imballaggio.
Da qui la diffusione di bottiglie alleggerite, tappi in sughero naturale, etichette in materiali riciclati o compostabili. Piccole scelte che, moltiplicate per milioni di bottiglie, fanno la differenza.
Il valore commerciale della sostenibilità
Ma la sostenibilità non è solo etica e rispetto per l’ambiente. È anche, e sempre più, una strategia commerciale vincente. Ricerche recenti, come quella pubblicata su Wine Economics and Policy nel 2023, dimostrano che un vino certificato sostenibile – biologico, biodinamico o aderente a standard come VIVA, Equalitas o SQNPI – può spuntare un sovrapprezzo tra il 10% e il 15% a parità di qualità sensoriale.
I mercati del Nord Europa e del Nord America, da anni più sensibili al tema ambientale, sono spesso disposti a pagare di più per un’etichetta che dimostri impegno reale verso la sostenibilità.
Le tre leve competitive del “green”
Gli esperti individuano tre ambiti in cui la sostenibilità crea vantaggio competitivo:
- Riduzione dei costi operativi: minore consumo energetico, autoproduzione di energia rinnovabile, uso più efficiente dell’acqua.
- Accesso a nuovi mercati: specialmente quelli più attenti all’ambiente, dove la sostenibilità è già un requisito d’ingresso.
- Resilienza climatica: uso di vitigni resistenti (PIWI), irrigazione di precisione, gestione adattiva del vigneto per fronteggiare gli eventi climatici estremi.
L’Italia in prima fila
Con oltre 96.000 ettari di vigneti biologici (dati SINAB 2024), l’Italia è tra i leader mondiali della viticoltura sostenibile. Dai colli toscani all’Etna, dal Prosecco alle Langhe, sempre più produttori stanno sposando pratiche rispettose dell’ambiente. Eppure, le sfide non mancano: armonizzare gli standard di certificazione, comunicare in modo chiaro e trasparente le azioni intraprese, contrastare il rischio di greenwashing. Perché la fiducia dei consumatori si conquista con i fatti, non solo con le parole.
Il futuro è nel bicchiere
La sostenibilità nel vino non è una moda, ma una direzione obbligata. È l’unica strada per garantire continuità produttiva, proteggere i territori, valorizzare le identità locali e restare competitivi in un mercato globale sempre più selettivo. Chi saprà coniugare innovazione, rispetto per l’ambiente e qualità enologica avrà un vantaggio reale e duraturo. Perché nel vino di domani, più che mai, il verde vale oro.