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Wine Couture presenta: il futuro dell'Horeca

 

“Così disegniamo il futuro dell’Horeca”
A tu per tu con Massimo Reggiani, amministratore delegato di Partesa

Un’offerta di oltre 7mila referenze, 35 anni di expertise, un servizio che abbraccia davvero ogni esigenza del “fuoricasa”, per una consulenza che scommette sui prodotti e sulla formazione. Massimo Reggiani, amministratore delegato di Partesa, ci racconta i tanti volti di uno tra i leader italiani della distribuzione Horeca.

 

Come nasce il progetto Partesa e come è arrivato a proporre un’offerta di oltre 7mila referenze?

Partesa nasce nel 1989, con una serie di acquisizioni di distributori indipendenti di bevande che ci ha lanciato alla costruzione del primo network nazionale nel mondo del “fuoricasa”. Nel 2014 ci strutturiamo come una One Legal Entity e nel 2015 siamo l’Official Beverages Distributor di Expo Milano. In questi ultimi anni abbiamo concentrato l’attenzione sulle nuove tecnologie e su una digitalizzazione al servizio delle persone. Sono proprio le nostre persone il vero motore di Partesa ed è merito loro se oggi possiamo contare 35mila clienti in 15 regioni italiane, a cui offriamo oltre 7mila prodotti di qualità: parliamo di circa 900 referenze birra tra confezionato e fusto, 3.200 etichette di vini di oltre 130 cantine italiane ed estere, e un migliaio di Spirits dai livelli standard ai superpremium, a cui si aggiungono bevande analcoliche e food secco. È un portfolio vasto e variegato, che continuiamo ad arricchire, focalizzandoci sulle categorie ad alto valore e sulla scelta dei migliori partner, per sostenere la crescita del business nostro e dei nostri clienti.

 

Qual è il plus che definisce la cifra distintiva della filosofia Partesa e il servizio che offrite ai vostri partner?

Partesa oggi è un’azienda leader e ritengo che la sua cifra distintiva risieda nella capacità di soddisfare e fidelizzare i clienti e di rinnovarsi seguendo le esigenze del mercato con un approccio pionieristico e una politica commerciale innovativa. Lo diciamo sempre: vogliamo essere veri e propri partner per gli operatori del fuoricasa. L’obiettivo è creare valore condiviso per crescere insieme. Per questo, oltre a quelle che consideriamo le “basi”, ovvero ampio assortimento, presenza capillare sul territorio e una logistica solida e impeccabile, offriamo numerosi servizi. Come eazle, il brand globale che raggruppa le 40 realtà di e-commerce B2B del Gruppo Heineken nel mondo, che consente ai gestori dei locali di ordinare e pagare online 24/7, ricevere premi fedeltà, promozioni, suggerimenti, consultare catalogo, fatture e storico degli acquisti. I suoi 23mila utenti gestiscono con semplicità ordini (1.800 al giorno) e burocrazia e ricevono un supporto ancora maggiore dai venditori che, liberi dalle attività di routine, possono dedicarsi alla consulenza personalizzata. La consulenza è un altro nostro tratto distintivo: investiamo nella formazione continua di venditori e Wine Specialist perché accompagnino i gestori dei locali ad ogni passo, dalla selezione delle referenze all’orientamento delle scelte strategiche. A fare da fil rouge a questo ampio spettro di attività è la strategia basata sulla centralità del cliente e guidata dalla mission di “disegnare il futuro dell’Horeca”.

 

Come affrontate il tema della sostenibilità?

La sostenibilità è un tema centrale per tutto il Gruppo Heineken, che si pone l’ambizioso obiettivo di creare valore sostenibile per l’azienda, gli stakeholder, le comunità in cui operiamo e il pianeta, impegnandosi a ridurre l’impatto ambientale delle attività, a contribuire a diffondere comportamenti positivi, nonché a promuovere iniziative di sostenibilità ambientale e sociale. La sostenibilità, del resto, è il futuro e spesso va nella stessa direzione della digitalizzazione. In ambito logistico, automatizziamo le operazioni in magazzino con un sistema WMS (Warehouse Management System), sostituendo alla carta terminali portatili e sistemi audio integrati con lettori ottici, e ci avvaliamo di una piattaforma digitale che aiuta a prevedere i picchi di domanda e a ottimizzare carichi e viaggi, e del sistema Proof of Delivery che digitalizza tutti i documenti di consegna e ottimizza la gestione di vuoti e resi. Le nuove tecnologie permettono un importante recupero di efficienza, che può avere risvolti positivi anche in termini di sostenibilità.

 

Quanto oggi il consumatore è attento alla sostenibilità di un prodotto quando si parla di Wine & Spirits e a riconoscere sotto il profilo economico il prezzo di tali scelte a livello di filiera?

Siamo felici di rilevare che la sensibilità dei consumatori verso la sostenibilità sia crescente e concreta. È un tema che si intreccia con quello della “premiumness”, trasversale a categorie di prodotto, punti e momenti di consumo: per i momenti di convivialità fuoricasa, i consumatori richiedono referenze di qualità superiore. Alla base c’è una sempre più solida “cultura del buon bere”, che porta i consumatori ad informarsi su territorialità, ingredienti, produzione. Ma, sebbene la sostenibilità resti un fattore importante, non rappresenta ancora una discriminante nelle scelte di consumo.

 

Partesa è anche formazione: come nascono le idee del Wine Lab e di Wine Cube?

Crediamo molto nella formazione continua. Abbiamo ideato la “Heineken Italia University” per le nostre persone e percorsi formativi dedicati per i Wine Specialist, e apriamo anche ai nostri partner e clienti i corsi di Università della Birra, per approfondire la cultura di prodotto e rafforzare le competenze commerciali, manageriali e digitali. A questi si aggiungono i momenti formativi nel corso degli eventi Partesa dedicati alle singole categorie, come, in ambito vino, “Wine Cube - A Great Experience”, l’evento nazionale che eleva al cubo l’esperienza del vino tra Degustazione, Formazione e Comunicazione, e i Wine Lab, gli eventi territoriali per far conoscere ai gestori dei locali il nostro assortimento vino. Si tratta di format innovativi che riuniscono grandi esperti, decine di produttori e migliaia di operatori, offrendo opportunità di incontro e di business.

 

Liq.ID e Ruadh Mhor sono esempi di un nuovo approccio che vi vede protagonisti in prima persona con referenze tailor made: avete in cantiere altri progetti simili per il prossimo futuro?

Gli Spirits di qualità sono un segmento sempre più strategico nell’Horeca italiano: la Premium Collection Liq.ID nasce per rispondere ai consolidati trend di premiumness e mixology, mentre Ruadh Mhor anticipa un interessante ritorno del Whisky. Proseguiremo in questa direzione, ampliando la nostra offerta per rispondere alle richieste, in continua evoluzione, dei gestori dei locali in ogni momento e occasione di consumo.



 

Nuovi trend, un’estate che si auspica sempre più “italiana”, l’importanza di non confondere il concetto di sostenibilità con quello, molto diverso, di naturalità del vino e i colpi in vista per rinforzare il portfolio di Partesa for Wine.

Alessandro Rossi, National Category Manager Wine di Partesa a tutto campo.

 

Cosa stanno bevendo in questo inizio d’anno gli italiani e quali nuovi trend stanno emergendo?

Si sta consolidando l’interesse verso vini in purezza e verso vini a Denominazione, capaci di esprimere al meglio le peculiarità della terra d’origine. In parallelo, lo stile della nouvelle vague degli enologi italiani si fa sempre più moderno, con vini meno densi e corposi, ed è in crescita la preferenza per gli sparkling e per i bianchi, soprattutto quelli con maggiori acidità e verticalità, comunque vini di grandissima bevibilità. È un contesto estremamente favorevole per alcune produzioni in particolare, come quelle campane, ma anche da altre aree geografiche nel resto d’Italia, che oggi stilisticamente si avvicinano maggiormente alla “perfezione” richiesta da consumatore finale.

 

È tornata “sete” di prodotto italiano al mondo Horeca tricolore, come avevi auspicato in un’intervista online con WineCouture a inizio anno?

Il vino italiano, con quello francese, è senza dubbio il più apprezzato nel mondo. Qui in Italia, però, continua a prevalere una sorta di esterofilia che si può leggere anche nelle carte vini dei ristoranti italiani: un terzo circa viene spesso dedicato alle produzioni internazionali. E, ça va sans dire, i francesi fanno la parte del leone. Ad ogni modo, in un momento particolarmente difficile sotto il profilo economico per le famiglie italiane, sempre di più emerge il grande rapporto qualità-prezzo dei vini italiani. Il che comporta una riscoperta di quello che l’ampelografia italiana può regalare in termini di estrema qualità.

 

Che primo semestre si sta chiudendo per Partesa sotto il profilo dell’andamento di mercato e che estate sarà per il vino in Italia?

Si avverte ancora qualche strascico di un 2023 nel segno della stabilizzazione, dopo la grande ripresa dei consumi fuoricasa del post-pandemia che ha segnato il 2022. Ma anche nel segno dell’incertezza: sia climatica, con una primavera molto piovosa al Nord e calda e siccitosa al Sud, sia più generale, legata alla delicata situazione geopolitica e alle dinamiche inflattive, andando ad incidere sul tradizionale andamento dei consumi fuoricasa in questo periodo. Sapevamo comunque che aprile sarebbe stato uno spartiacque. E dopo un maggio incerto, ci aspettiamo che l’arrivo della bella stagione dia un nuovo impulso ai consumi fuoricasa. Ma a due condizioni: primo, che non sia un’estate troppo calda che rischierebbe invece di limitarli; secondo, che più italiani trascorrano le vacanze in Italia, dopo due anni di “esodo” all’estero. I nostri connazionali, infatti, consumano tendenzialmente di più a tavola rispetto ai turisti stranieri e la loro presenza rappresenta quindi una variabile di grande importanza. Ci aspettiamo poi un autunno di stabilità e una fine dell’anno positiva, anche se non con particolari exploit, che introdurrà un 2025 di consolidamento e di lenta ripresa nei prossimi tre anni. Molto, però, dipenderà anche da come evolverà la situazione geopolitica a livello internazionale.

 

Parlando di strategie: su quali etichette e tipologie di prodotto avete deciso di puntare per il 2024?

La nostra strategia segue il punto di bevuta del consumatore e ci ha portato a rivolgere un’importante attenzione allo stile di produzione del Sud Italia che sta performando particolarmente bene sia sui bianchi sia sui rossi. In parallelo, prosegue il lavoro sulle grandi regioni classiche, dove le Denominazioni continuano a portare un valore sostanziale a livello qualitativo. Infine, presidiamo il mondo sparkling con un’ampia e variegata offerta da tutta Italia. Continueremo, quindi, ad interpretare e anticipare le esigenze del consumatore finale, e, per il futuro, cercheremo sempre più, per ogni area geografica, brand estremamente importanti e solidi, anche sotto il profilo comunicativo.

 

La sostenibilità ambientale è un tema che oggi conta per il vino nelle scelte lungo la filiera, dalla produzione all’acquisto?

La sostenibilità è certamente un tema centrale e molti produttori, come i loro fornitori, si sono mossi già da tempo per adottare buone pratiche che minimizzino il loro impatto sull’ambiente, dalla vigna fino alla bottiglia. Più complesso il discorso per la valle della filiera: i punti di consumo devono conciliare la sostenibilità con la praticità e la domanda dei loro avventori, e i consumatori con la disponibilità di spesa. Ci tengo poi a ricordare che c’è ancora una certa confusione nel consumatore finale, che spesso fa coincidere il concetto di sostenibilità con quello, molto diverso, di naturalità del vino: è un punto su cui è necessario lavorare, a diversi livelli della filiera, per fare la dovuta chiarezza.

 

Dobbiamo attenderci anche lato vino lo sviluppo di iniziative come quelle che vi vedono protagonisti sul fronte degli Spirits con Liq.ID e Ruadh Mhor?

Partesa ha già una linea di vini private label, B.Simple, nata per rispondere a precise esigenze dei ristoratori, come del resto Liq.ID nel mondo Spirits, e dotata di un apprezzabile livello qualitativo e di una grande versatilità, che permette di impiegarli anche nella mixology. Tuttavia, B.Simple non è un progetto così strategico come Liq. ID, perché, come accennavo, nel mondo vino ci stiamo concentrando su produzioni di più alto profilo. Occorre però dire che le private label nella Grande distribuzione, come i vini di primo prezzo, creati anche da grandi brand, nel fuoricasa, sono chiave per facilitare l’avvicinamento delle nuove generazioni di wine lover.

 

L’estate è dietro l’angolo e in Italia sotto l’ombrellone il soggetto principe è da sempre il calciomercato: avete in serbo qualche colpo e nuova firma per la squadra di Partesa for Wine?

Lo scorso anno abbiamo dato il benvenuto a numerose e importanti cantine italiane e straniere, inclusa la prima da oltreoceano: la californiana Elizebeth Spencer. Ora la squadra conta oltre 130 produttori di qualità. Continueremo a lavorare con l’obiettivo di allargarla ulteriormente, puntando ai fuoriclasse di ogni regione italiana, e di diventare il punto di riferimento nel nostro Paese per i vini statunitensi: già in autunno, potremo schierare in campo le produzioni di altre due cantine californiane. E non mancheranno altri colpi di mercato… Stay tuned! 



 

“Una selezione di fuoriclasse”

Il 2024 del vino nella vision di Alessandro Rossi, National Category Manager Wine di Partesa

Nel cuore della Napa Valley, a Rutherford Cross Road, si trova uno storico ufficio postale in mattoni del 1872 che ospita uno vero e proprio gioiello, il cuore dell’azienda Elizabeth Spencer. Qui è cresciuto nel tempo il sogno di Spencer Graham e di sua moglie Elizabeth Pressler, attraverso una serie di collaborazioni con prestigiosi viticoltori che hanno portato a produrre una moltitudine di vini provenienti da ogni parte della American Viticultural Area, ma non solo. L’Elizabeth Spencer Sauvignon Blanc North Coast si presenta con una tonalità dorata e un palato che regala sensazioni che spaziano dagli agrumi freschi in ingresso a un crescendo caratterizzato da croccanti strati di mela verde. Magistralmente equilibrato, con la sua mineralità raffinata, un’acidità perfettamente integrata e un finale brillante è da sposare a una squisita insalata di granchio e carciofi.

Arriva dall’altro capo del mondo uno dei pairing perfetti per l’asparago bianco di Cimadolmo Igp: più precisamente dalla Nuova Zelanda. Il Chapel Peak Sauvignon Blanc Marlborough si presenta con una bocca molto generosa che ricorda i frutti esotici, soprattutto l’ananas maturo, evidenziato da un tocco di pompelmo, equilibrato e fine, e sottile mineralità. Per una bottiglia che unisce Vecchio e Nuovo Mondo, interpretazione dello straordinario potenziale di una terra lontana da parte della famiglia Bourgeois, una tra i massimi protagonisti dei vini della Loira.

 

Il vigneto Achleiten è un angolo leggendario nella città di Weißenkirchen e presenta muretti a secco che risalgono al XII secolo. Altrettanto impressionante è il Grüner Veltliner che vi cresce, capace di regalare vini che mostrano tutto il loro potenziale d’invecchiamento anche oltre i 10 anni. Come nel caso del Domäne Wachau Grüner Veltliner Smaragd Ried Achleiten, un vero simbolo di queste terre premiato dai più importanti critici internazionali. Bianco elegante ma complesso, si abbina alla perfezione al sapore intenso della cucina asiatica, come prova il matrimonio con un Som Tam, un’insalata thailandese piccante a base di papaya verde.

Rotolando verso Sud con un calice in mano e un occhio alla sostenibilità, principio guida di questa azienda da sempre attenta alla comunità locale e ai suoi bisogni. Il Ken Forrester Old Vine Reserve Chenin Blanc è un vino bianco sudafricano che si abbina alla perfezione a variegati piatti speziati: dal pad thai vegano alle polpette di cavolfiore e ceci al forno, rivisitazione italiana dei falafel. In bocca a emergere sono aromi di melone e speziati di mela cotta. Note minerali esaltate da fragranze di honeycomb e di caramello derivanti dal contatto con le fecce. Per un armonico equilibrio raggiunto dai sapori di frutta e dai delicati aromi di rovere e vaniglia, morbido e persistente al palato.