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I giovani e il vino: nuove abitudini di consumo e comunicazione

C’è un vento nuovo che soffia tra i calici. Negli ultimi anni infatti, il mondo del vino ha visto nascere una generazione di consumatori curiosi, consapevoli e connessi, che si avvicinano al vino non più solo come simbolo di tradizione, ma come espressione di identità, esperienza e sostenibilità.
I giovani non bevono soltanto: scelgono, raccontano e condividono, il rapporto con il vino si è fatto più consapevole, curioso e selettivo. Trasformano il vino in linguaggio, lo interpretano attraverso i social, lo collegano a viaggi, passioni e valori. È un cambiamento profondo che attraversa l’intera filiera – dal vigneto alle piattaforme digitali – riscrivendo le regole della comunicazione enologica.

Un consumo più consapevole e meno quantitativo

I dati più recenti sulle abitudini di consumo indicano un netto spostamento dal “bere di più” al “bere meglio”. I consumatori under 35 mostrano un approccio selettivo, attento alla qualità e alla provenienza, ma anche al contesto di consumo. Il vino non è più un rito quotidiano, bensì un’esperienza legata al momento, al luogo, alla compagnia. Si beve meno, ma si sceglie con maggiore cura, privilegiando etichette che rispecchiano valori e stili di vita.
Il calice, oggi, si accompagna a una storia: quella di un territorio, di una cantina familiare, di un progetto etico o sostenibile. Le nuove generazioni sono anche più sensibili ai temi della sostenibilità ambientale e sociale. Prediligono cantine attente alla filiera, all’impatto energetico e al rispetto del territorio. La certificazione biologica o biodinamica diventa un elemento distintivo, così come il packaging ecologico, le bottiglie leggere e le etichette trasparenti. La logica non è più quella del “lusso accessibile”, ma del piacere consapevole: un equilibrio tra gusto, responsabilità e identità personale.

Dalle ultime ricerche emerge un trend chiaro: il consumo tra gli under 35 non è quotidiano ma selettivo. Il calice si sceglie con attenzione, si degusta nei momenti giusti e in buona compagnia. Il piacere non sta nella quantità, ma nella qualità e nel significato. Oggi il vino è un gesto consapevole, un modo per riconoscersi in un territorio, in una storia, in un’etica produttiva. Il giovane consumatore guarda l’etichetta, ma anche ciò che c’è dietro: la cantina, le persone, le scelte sostenibili. Predilige produttori che rispettano la natura e la comunità, apprezza chi adotta bottiglie leggere, materiali riciclabili e trasparenza nelle informazioni. Il lusso, per questa generazione, non è più ostentazione: è autenticità e responsabilità. Un piacere da vivere senza eccessi, ma con consapevolezza

La dimensione esperienziale: dal calice all’emozione

Per i giovani, il vino è molto più di una bevanda: è una storia da vivere. L’esperienza di degustazione è spesso collegata a momenti di socialità, viaggi, eventi culturali o esperienze outdoor.
Non basta “assaggiare”: bisogna vivere il vino, comprenderne l’origine, respirarne l’atmosfera. Cantine e consorzi che hanno saputo intercettare questo bisogno hanno sviluppato format di enoturismo immersivo, dove il vino si racconta tra filari, musica, arte e natura. Dai picnic in vigna alle cene in bottaia, fino alle “wine experience” multisensoriali, il turismo del vino si sta trasformando in una forma di racconto esperienziale del territorio. Anche i wine bar di nuova generazione e le enoteche urbane stanno interpretando questo trend. Offrono contesti informali, degustazioni guidate, collaborazioni con chef o bartender, e format ibridi dove il vino incontra la mixology, la cucina creativa o la musica dal vivo. Il vino, insomma, diventa protagonista di un nuovo stile di vita, più trasversale e dinamico, in cui la cultura enologica si intreccia con arte, moda e design.

La parola chiave è esperienza: il vino come parte di un racconto sensoriale e relazionale, capace di generare valore attraverso la condivisione.

Social media e nuovi linguaggi di comunicazione

Se un tempo il vino si raccontava con articoli, guide e punteggi, oggi vive di storie, immagini e video da 30 secondi. Instagram, TikTok, YouTube e i podcast hanno rivoluzionato il modo di comunicare il vino: il tono si è fatto più diretto, più umano, più emozionale. Le nuove generazioni non vogliono essere “istruite” ma coinvolte. I toni accademici e tecnici lasciano spazio a un linguaggio più narrativo, diretto e visivo. Il vino si racconta attraverso storie, immagini e momenti autentici. Video brevi, storytelling emozionali, backstage e format interattivi diventano strumenti efficaci per avvicinare un pubblico giovane e curioso. Non si parla più solo di annate e punteggi, ma di esperienze, persone e contesti. Gli influencer del vino – un tempo enologi o giornalisti – oggi sono spesso wine content creator: giovani comunicatori che parlano di vino con ironia, estetica e autenticità. Attraverso reel e dirette, raccontano degustazioni, visite in cantina, abbinamenti o semplici momenti conviviali, creando un legame diretto con la community. La comunicazione si sposta così dal prodotto alla persona: non più solo il vino in sé, ma il modo in cui entra nella vita di chi lo sceglie. Si abbandona il tecnicismo per dare spazio all’emozione, alla curiosità, alla condivisione.

Le sfide per le aziende del vino

Per le cantine e i brand, intercettare il pubblico giovane richiede un cambio di prospettiva profondo.
Non basta più la qualità del prodotto, serve un racconto coerente, coinvolgente e aggiornato ai nuovi linguaggi. La digitalizzazione gioca un ruolo chiave: e-commerce intuitivi, eventi ibridi phygital, newsletter personalizzate e community digitali consentono alle aziende di instaurare relazioni dirette con i nuovi consumatori. Alcuni produttori stanno sperimentando forme di storytelling interattivo: podcast aziendali, blog di viaggio nelle vigne, virtual tour e contenuti crossmediali che raccontano il dietro le quinte del vino. In parallelo cresce la richiesta di eventi esperienziali: masterclass dinamiche, tasting all’aperto, collaborazioni con brand del mondo fashion e lifestyle, festival musicali o culturali dove il vino diventa parte dell’esperienza complessiva. Il consumatore giovane non cerca solo una bottiglia: vuole sentirsi parte di un racconto, partecipare, condividere, scoprire. Le aziende più attente stanno inoltre lavorando su progetti di brand identity contemporanea, in cui design, tono di voce e valori ambientali dialogano in modo coerente. Il vino torna così a essere “cultura liquida”: un simbolo che unisce generazioni diverse attraverso nuovi linguaggi.

Il futuro: tra territorio, emozione e appartenenza

Il rapporto tra giovani e vino sta dunque ridefinendo l’identità stessa del settore.
Non si tratta di una rottura con la tradizione, ma di una sua evoluzione naturale. Le nuove generazioni cercano valori, autenticità e partecipazione: desiderano sentirsi parte di una comunità che condivide la passione per il territorio e il gusto per la scoperta. Il futuro della comunicazione del vino passa attraverso la connessione emotiva: raccontare il lavoro dietro ogni bottiglia, le persone, i luoghi e le scelte etiche che rendono unico ogni sorso. Il vino torna così al suo ruolo originario: strumento di incontro e racconto del territorio, ma declinato in una chiave nuova, più inclusiva, esperienziale e contemporanea. In questa prospettiva, i giovani non rappresentano solo una nuova fascia di mercato, ma il motore di un cambiamento culturale che sta già plasmando il modo in cui il vino viene prodotto, comunicato e vissuto. Un cambiamento che chiama il settore a un dialogo nuovo, più aperto e autentico – capace di coniugare tradizione e innovazione, memoria e futuro.

Bere meglio, non di più

Dalle ultime ricerche emerge un trend chiaro: il consumo tra gli under 35 non è quotidiano ma selettivo. Il calice si sceglie con attenzione, si degusta nei momenti giusti e in buona compagnia. Il piacere non sta nella quantità, ma nella qualità e nel significato. Oggi il vino è un gesto consapevole, un modo per riconoscersi in un territorio, in una storia, in un’etica produttiva. Il giovane consumatore guarda l’etichetta, ma anche ciò che c’è dietro: la cantina, le persone, le scelte sostenibili. Predilige produttori che rispettano la natura e la comunità, apprezza chi adotta bottiglie leggere, materiali riciclabili e trasparenza nelle informazioni. Il lusso, per questa generazione, non è più ostentazione: è autenticità e responsabilità. Un piacere da vivere senza eccessi, ma con consapevolezza.